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Le traduzioni di Giorgio Manganelli

Nel 1945 viene presentato all'editore Guanda a cui propone di tradurre Carlyle, ma non se ne fa niente. Fa una prova di traduzione per Mondadori: Mosca la ritiene buona e inizia a tradurre romanzi gialli per Mondadori.

Nel 1946, su presentazione di Gilberto Altichieri, propone all'Istituto Editoriale Italiano di tradurre “Fiducia” di Henry James. La proposta viene accettata e Manganelli inizia la traduzione.

Nel 1947 traduce per Mondadori “Una volta sola nella vita” di Hamlin. Traduce inoltre, forse per Altichieri, “Le Confessioni di un mangiatore d'oppio”, di De Qiuncey, traduzione di cui si sono perse le tracce.

Nel 1949 traduce per Guanda 85 “Poems” di Yeats: a causa dei gravi problemi anche economici della casa editrice il volume non venne pubblicato. Questa traduzione, che è stata ritrovata, è tuttora inedita.

Nel 1952 traduce per Bompiani “Appunti per una definizione della cultura” di T. S. Eliot. Sempre per Bompiani, traduce “La giungla è neutrale” di Spencer Chapman.

Nel 1955 traduce per Garzanti “L'eredità Schirner” di Hambler e traduce per Guanda i “Drammi celtici” di Yeats. Quest'ultimo libro vedrà la luce solo postumo.

Nel 1956 traduce per Ricciardi “Benedetto Croce, l'uomo e il pensatore” di Sprigge. Nello stesso anno e nel 1957 traduce vari articoli ed estratti per la rivista “Tempo Presente”.

Nel 1958 traduce per Garzanti “La frontiera perduta” di Ambler.

Nel 1962 traduce per Feltrinelli “Le Memorie di un cane giallo” di O. Henry.

Nel 1965 traduce, su commissione del Teatro dell'Opera di Roma il “Manfred” di Byron.

Nel 1979 traduce “La duchessa di Amalfi” di Webster, per uno spettacolo di Mario Missiroli.

Nel 1983 traduce per Einaudi i “Racconti” di Poe.